Questa citazione fa capire che non siamo solo noi di Electro Italia a credere che il nostro sia uno dei paesi qualitativamente migliori nel mondo della musica elettronica.
È per questo che oggi inizia questa rubrica, in cui ogni settimana vi verrà presentato un talento italiano che meriterebbe un successo difficilmente raggiungibile in Italia. Il tutto verrà condito con una mini intervista.
ll primo ospite della nostra rubrica è la chiara dimostrazione che talento, impegno e dedizione possono portare a ottimi risultati in Europa e oltreoceano (più avanti capirete anche il perché): ha 25 anni, viene da Torino e si chiama Mordecai.
Il suo esordio è avvenuto circa un anno fa, quando pubblicò sull’etichetta di Los Angeles Shifty Rhythms “Mirage“; l’ EP contiene tre tracce originali che esulano totalmente dal concetto di “genere”.
Pochi mesi dopo Mordecai presenta “Get Down“, una traccia Future House con influenze tipiche della Bass music. Conclusa circa un anno prima della sua pubblicazione effettiva, Get Down anticipa un intero genere che molti producer hanno sperimentato solo più tardi. Il brano è stato rilasciato dall’etichetta italiana Bird Watching Records e risulta ancora oggi un ascolto fresco e originale.
Due mesi più tardi, Mordecai rilascia per la prima volta un singolo sul suo canale SoundCloud: la traccia si chiama “The Rising” ed è caratterizzata dalle classiche sonorità Future Bass. Ancora una volta però, Mordecai non si limita a creare una traccia “standard” ma rende il brano “vivo” e caratteriale, personalizzandolo con il proprio tocco.
“Blizzard”, invece, è uscita nella terza raccolta di Shifty Rhythms ed è anche la sua prima collaborazione (con lo statunitense Madnap). Anch’essa non può essere propriamente catalogata all’interno di un genere musicale.
Un’ ultima curiosità riguarda invece la professione di Mordecai; egli non è solamente un produttore, ma è anche un architetto e un designer di talento.
Intervista:
La prima domanda sorge spontanea a chiunque scopre che produci già da 10 anni: dove sei stato tutto questo tempo? Perché hai scelto di uscire allo scoperto a 24 anni?
In questi 10 anni sono cresciuto parecchio musicalmente… ho avuto moltissimi progetti musicali differenti e possiamo dire che questo tempo mi è servito principalmente per ricercare naturalmente quelli che poi sono diventati il mio stile personale e la mia identità. Come ho detto, ho sperimentato davvero moltissimi generi e sottogeneri, cercando di non rimanere mai fisso su un unico genere. Ho sempre cercato di farmi contagiare da più influenze possibili sia nell’ascolto che nella produzione.
Oltretutto c’è anche da dire che il mondo della produzione è parecchio cambiato nel tempo; adesso l’apprendimento risulta davvero più immediato grazie al mare di tutorial che ci circondano quotidianamente. Essendo inoltre una persona ipercritica e fin troppo meticolosa (spesso direttamente verso i miei lavori), ho preferito aspettare a rilasciare la mia musica solo quando l’avrei giudicata io stesso “completa”, non ho dunque mai pubblicato “snippet” come fanno molti artisti ultimamente.
I campioni vocali contraddistinguono il tuo sound già dall’EP di debutto, però non risultano mai eccessivi e non hanno quel sapore di “già sentito” che di solito trasmettono in molti brani. Hai un consiglio da dare a chi vorrebbe provare a inserire campioni nei propri brani, ma che non lo fa per evitare violazioni del copyright di brani esistenti?
Non saprei cosa consigliare direttamente ai lettori, probabilmente quello che posso fare è cercare di spiegare come avviene il mio personale processo di “personalizzazione vocale” all’interno dei miei brani. Utilizzare una voce è sempre un compito arduo, specialmente se si vuole cercare di farla propria.
Tendenzialmente il mio “modus operandi” consiste nel cercare di stravolgere una semplice linea vocale, andando a lavorare sul pitch, sulle doppie voci, sulla velocità e su altri elementi, cercando di manipolare il cantato più come se fossimo di fronte a uno strumento. Per questo motivo nei miei brani, o almeno in parte, non mi curo troppo del contenuto specifico della singola linea vocale, bensì ripongo molta più attenzione al modo in cui essa va a intersecarsi con gli altri singoli elementi che costituiscono la traccia.
Fino ad adesso hai solo rilasciato brani originali: quando potremo sentire il tuo primo remix?
Bella domanda! Diciamo che da sempre nel mio computer ci sono forse più remix che originals. Custodisco tanti remix in cantiere, ma solamente pochi saranno destinati ad uscire. Non so quando ma prima o poi qualcosa sentirete.
Dato che hai debuttato con un EP, possiamo aspettarcene un altro nei prossimi mesi?
(Ride) Diciamo che sono io il primo che pensa costantemente ad un nuovo EP. Anche i ragazzi della Shifty Rhythms, la mia attuale etichetta, mi domandano spesso quando ci lavorerò perché c’è tanta gente che vorrebbe sentire un nuovo EP piuttosto che tanti singoli.
Attualmente non so ancora rispondere a questa domanda, tuttavia so per certo che è un mio desiderio farne uscire un altro il più presto possibile.
Chi ti conosce sa che sei molto sensibile alla promozione di artisti emergenti. Cosa pensi che manchi nel mondo della musica elettronica per far affermare i producer che non hanno “conoscenze” nell’ambiente?
Ormai è risaputo, al giorno d’oggi per riuscire ad essere un artista affermato il talento molto spesso non è sufficiente. Il compito di un artista, dunque, consiste anche nel confezionare direttamente il prodotto che ha creato; non si può più parlare solo ed esclusivamente di musica. Ad oggi il mercato richiede agli artisti una serie di conoscenze specifiche che escono totalmente dalla sfera della produzione musicale e, se ci si vuole affermare, spesso bisogna essere in grado di svolgerle molto bene. Con l’uso che ogni giorno si fa dei social network sicuramente oggi è molto più facile entrare in contatto con i “big” di qualunque settore.
A mio avviso una skill fondamentale all’interno del mondo del lavoro (qualunque esso sia il campo) è quella di riuscire crearsi una fitta rete di contatti e conoscenze; quasi nessuno nasce avendo grossi contatti sotto mano. Se si possiede un prodotto valido e si possiede una giusta rete di contatti, quasi sicuramente si riceverà una grande attenzione mediatica e le possibilità di farsi notare dalle persone “giuste” aumenteranno esponenzialmente.
Per concludere i due personali consigli che mi sento di dare sono i seguenti: abbiate sempre sete di imparare qualcosa di nuovo, in qualunque settore, anche se questo non rientra direttamente nelle vostre competenze e provateci, sempre, ricercate e documentatevi, non limitatevi di fronte a un “non sono capace quindi lo fa qualcun altro per me”. Solo cosi, sbagliando e imparando, a mio avviso, riuscirete a padroneggiare una serie di abilità che vi consentiranno di controllare al 100% il vostro prodotto finale.
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